martedì 30 ottobre 2012

Accoglienza e integrazione. Il documento presentato dal cardinale Vegliò e dal vescovo Kalathiparambil (O.R.)

Il documento presentato dal cardinale Vegliò e dal vescovo Kalathiparambil

Accoglienza e integrazione


Un miliardo di persone, un settimo della popolazione mondiale, sperimenta oggi sulla propria pelle la tragica esperienza della migrazione, dettata da ragioni economiche, oppure forzata. È un fenomeno in crescita che pretende risposte adeguate e attente alla dignità di quanti sono coinvolti, soprattutto in termini di accoglienza, vera integrazione e rispetto. La Chiesa lavora sul campo affilando le armi della fede e della speranza che fanno parte del «bagaglio di ogni migrante». A delineare i contorni della questione migratoria, indicando priorità e prospettive, sono stati il cardinale Antonio Maria Vegliò e il vescovo Joseph Kalathiparambil, presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti che, nella mattina di lunedì 29 ottobre, nella Sala Stampa della Santa Sede, hanno presentato il messaggio di Benedetto XVI.

Il cardinale Vegliò ha riaffermato i principi fondamentali dell'atteggiamento della Chiesa nei riguardi del fenomeno dell'emigrazione, indicando l'urgenza di creare una mentalità giusta per affrontare un problema mondiale, molto difficile da risolvere. E anche il Sinodo appena concluso non aveva mancato di affrontare la questione, sottolineandone la potenzialità per la nuova evangelizzazione. Dall'incontro con i giornalisti sono venute anche forti denunce contro le violazioni dei diritti umani, le drammatiche conseguenze delle guerre sui civili, l'indegna situazione dei campi profughi, il mercato di morte messo su dai contrabbandieri di persone.
Secondo il cardinale Vegliò, che si è soffermato sulle migrazioni causate da motivi economici, i migranti «nel loro pellegrinaggio esistenziale verso un futuro migliore» portano con sé un bagaglio fatto di «fede e speranza», come ha scritto il Papa nel messaggio. «Dire che tentano di trovare solo un miglioramento alla loro situazione economica o sociale -- ha spiegato il cardinale -- significherebbe semplificare troppo la realtà. Hanno fiducia di trovare accoglienza, di ottenere un aiuto solidale e di trovarsi a contatto con persone che, comprendendo il disagio e la tragedia, e anche riconoscendo i valori e le risorse di cui sono portatori, siano disposte a condividere umanità e risorse materiali con chi è bisognoso e svantaggiato». Nel messaggio il Papa «rileva due canali di attività, che non corrono paralleli, ma in complementarietà». Il primo è «quello più tangibile -- ha detto il porporato -- e più facilmente notato a livello mediatico, che si concretizza negli interventi di soccorso per risolvere le numerose emergenze». Non meno importante, fa notare il messaggio «una seconda direttrice, più impegnativa» quella cioè che porta a favorire e accompagnare l'inserimento integrale dei migranti nel loro nuovo contesto socio-culturale».
Un pensiero particolare il cardinale lo ha quindi rivolto «ai Paesi del Medio Oriente, dove la presenza dei migranti cristiani, tra credenti di altre religioni, ha un ruolo significativo nel creare l'identità così particolare di quella regione». Il Pew Research Centre, nel suo rapporto Faith on the Move del 2012, mette in relazione, ha fatto notare il cardinale, «i flussi migratori con la fede professata dai migranti. Il rapporto individua dieci Paesi che hanno accolto il maggior numero di migranti negli ultimi anni». Al primo posto ci sono gli Stati Uniti d'America, un Paese «costruito dai vari flussi migratori, che oggi ospita circa 43 milioni di cittadini stranieri, il 13,5 per cento della popolazione e, tra questi, ben 32 milioni sono cristiani, in maggioranza provenienti dal Messico». Questi numeri, ha proseguito, mostrano le potenziali risorse religiose «che portano con sé i migranti e, allo stesso tempo, rivelano le aspettative che essi nutrono nei confronti delle comunità cristiane che li accolgono».

(©L'Osservatore Romano 29-30 ottobre 2012)

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